Per chi come me vive la fotografia anche e soprattutto come lavoro, OCOLOY ha rappresentato una grande opportunità di affrancamento, di catarsi della visione. Con lo spirito e l’ingenuità del bambino, che attraverso il gioco scopre il mondo che lo circonda, ho cominciato a guardare la mia quotidianità e a raccontarla attraverso l’umile strumento di cui mi sono dotato. Ho voluto scommettermi in ambiti a me non consueti: una focale stretta, il formato quadrato e più di tutto un’immagine finale non tributaria dell’invadente lavoro di postproduzione. Tutte le immagini di OCOLOY vengono scientemente scattate in jpeg, utilizzando un preset in bianco e nero on camera. Assaporare il piacere di un’immagine che nasce finita vi giuro non ha prezzo e ha fatto si che iniziassero a vacillare molte mie convinzioni al proposito. Ritrovare in fotografia una “tensione senza intenzione”. In tale intento sarò riuscito? Non lo so ancora e affinché mi aiutiate a capirlo sottopongo il mio gioco anche a voi… A mia discolpa, nel caso non vi sia riuscito ancora, posso solo dire che il progetto non è ancora finito… |
Altri autori |